Come vi accennavo, il lago di Garda si presta a numerosissime attività. Se vi piace fare trekking vi consiglio di organizzare un’escursione sul Monte Baldo. Basta andare a Malcesine e prendere la funivia, divisa in due tronconi, che vi porta direttamente in cima. Da lì ci sono una serie di percorsi differenti che potete scegliere e poi potete sostare nei rifugi che trovate lungo la strada per riposarvi e rifocillarvi. Questo se voi siete persone normali. Se invece siete degli incoscienti, come noi, fate esattamente così: NON prendete la funivia e salite in macchina fino al primo troncone (San Michele). A questo punto, senza chiedere informazioni a nessuno né avere una mappa dei percorsi segnalati, vi affidate ai cartelli dei sentieri e decidete di fare quello di media lunghezza. Tre ore sono troppe, 45 minuti troppo pochi, una passeggiata di un’ora e mezza ci sta. Pronti, via. Filippo è ben sistemato nello zaino da trekking sulle spalle di suo padre. MonteBaldo2Io, per grazia ricevuta, ho uno zaino che contiene tutto il necéssaire per il Ranocchio: vivande, bevande e cambio pannolino. Per noi niente di niente. Un’unica misera bottiglietta d’acqua da 50 ml. Dopo i primi 10 minuti di percorso ed una salita dalla pendenza quasi insostenibile (soprattutto per una che è leggermente fuori allenamento), mi rendo conto che, forse, la nostra bottiglietta d’acqua non ci basterà. Proseguiamo a fatica sempre più su godendo fortunatamente di panorami suggestivi: il lago di Garda visto dall’alto nella sua maestosità è davvero incantevole. MonteBaldo1Stiamo finalmente per arrivare alla fine del primo sentiero, dove penso di potermi tracannare una bottiglia intera di acqua, ma quando arriviamo a “Il Signor” scopriamo che il rifugio non esiste proprio. È solo un primo punto d’arrivo. Ottimo. Proseguiamo per la seconda tappa, il “Rifugio Prai”, ma prima controlliamo su internet: esiste (non siamo mica scemi, noi). Il fatto che, mentre saliamo, incontriamo solo gente che scende, mi fa pensare che siamo gli unici sprovveduti che hanno deciso di imbarcarsi in questa pazzia (con un marmocchio in spalla, per di più). Gli altri, quelli normali, hanno preso la funivia e poi magari sono scesi a piedi. Ma noi no. Noi siamo diversi (cosa dicevo prima? non siamo mica scemi… no). Ad ogni modo… proseguiamo ansimanti per la nostra salita cercando di centellinare l’acqua. Ammetto che ho pensato più di una volta di attingere al biberon pieno di Filippo, poi il buonsenso ed il senso di protezione da genitore hanno preso il sopravvento, quindi mi sono trattenuta. Ecco, ci siamo quasi, gli ultimi 10 minuti. Sento già il profumo di speck sotto al naso e sto sognando ettolitri d’acqua. MonteBaldo3Potete immaginare la mia espressione quando, raggiunto il rifugio, appuriamo che è CHIUSO. Non sembra nemmeno chiuso per ferie (anche perché bisognerebbe essere dei geni per chiudere ad agosto)… sembra quasi abbandonato. Matteo ed io ci guardiamo, attoniti, e ci smezziamo l’acqua rimasta. Non riusciamo nemmeno a commentare la situazione, non ce n’è bisogno (e poi parlare significherebbe sprecare saliva ed aumentare la sete..). RifugioCi sediamo, diamo da mangiare e bere a Filippo, lo cambiamo e ci riposiamo un pò. Quindi ci incamminiamo lungo la discesa, a questo punto l’obiettivo principale è arrivare il prima possibile alla locanda dove abbiamo lasciato la macchina. La strada del rientro è molto meno faticosa, senza fiatone, ma la discesa è così ripida che ci sono da tenere in tensione tutti i santissimi muscoli delle gambe per evitare di ruzzolare giù fino a valle. Per non parlare della speranza di non bucare la punta delle scarpe da tanta pressione che fanno i piedi. Mentre scrivo mi sento ancora le gambe di legno, una sensazione vagamente simile a quella della mia prima (ed unica) mezza maratona, corsa ormai 3 anni fa. Percorriamo il sentiero piuttosto velocemente, spinti dall’inerzia, la sete e la fame. Arriviamo alla Locanda Montebaldo dove ci accolgono a braccia aperte e ci mangiamo un bel paninazzo con speck e formaggio, acqua, coca cola e birra a volontà. Evviva. Tra l’altro (oltre a poterci pernottare) la locanda ha una bellissima piscina con vista lago dove si può andare, pagando un ingresso giornaliero. PaninoNonostante la fatica, e le sorprese, vi consiglio di andarci. La vista ed i sentieri sono bellissimi. Basta avere un pò più di sale in zucca e programmare un tantino meglio l’escursione. No?

Giusto per la cronaca: in 1 ora e mezza abbiamo percorso un dislivello di 800 metri.

FacebookTwitterGoogle+Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *