FASHION TIME

Ideale per fare regali fuori dal comune.
Body, t-shirt e felpe dalle grafiche divertenti e a volte irriverenti.
BAFFIDILATTE è un marchio creato da Alessandra, mamma di due bambini, che si propone di immettere sul mercato un prodotto originale ed etico.
Tutti i materiali  utilizzati sono ecocompatibili e provengono dalla filiera del commercio equo e solidale. Baffidilatte inoltre garantisce che le stampe sui propri articoli non contengono prodotti tossici e nocivi per la salute dei bambini.

Curiosità:
• Sul sito c’è una sezione “giochi” dove scaricare e stampare i paper toy, pronti per essere costruiti e giocare con i bambini.
• Se siete di fretta per un compleanno e vi manca la carta da pacchi c’è anche una texture da scaricare per impacchettare il regalo.
• Se invece fate le cose per tempo, basta indicare il vostro pensiero d’auguri ed il prodotto arriverà direttamente a casa del festeggiato con pacco regalo e bigliettino personalizzato.

Davvero smart.


http://www.baffidilatte.it/joomla/

(Grazie alla mia amica Ci per avermi fatto scoprire il sito!)

 

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I LOVE BAGS

Non so se è successo anche a voi (o se vi scatterà la molla dopo aver letto il post), mentre ero incinta avevo un’irrefrenabile voglia di fare shopping. Ancora più del solito, intendo. Comprare vestiti non aveva molto senso perché, di lì a poco, sarei diventata una donna-mongolfiera. Fino al settimo mese poi ho dato il veto assoluto (a me stessa e agli altri) di comprare qualsiasi cosa al ranocchio, un pò per scaramanzia ed un pò per frenare l’istinto del mio parentado di inondare la nostra casa di qualsivoglia vestitino/oggetto indispensabile alla vita del pupo che si sarebbe rivelato perfettamente inutile dopo la sua nascita.
Cosa restava? Scarpe (prosciutti ai piedi permettendo) e borse. Si le borse sono sicuramente l’acquisto più intelligente da fare durante una gravidanza!! A due mesi di vita intrauterina del ranocchio ero negli Stati Uniti per lavoro. Sono riuscita a farmi regalare una borsa di Marc (esattamente quel Marc) a distanza, un genio! E’ bastato fare leva sul fatto che da quel momento in poi tutti avrebbero fatto regali a lui (o lei, ancora non si sapeva) e non a me. Il cambio favorevole dollaro-euro ha fatto il resto. Ho scelto la borsa e fatto il mio volo di rientro molto più felice.
Il tempo scorreva e l’istinto compulsivo all’acquisto non dava segni di cedimento. Dovevo andarci piano però se non volevo essere buttata fuori di casa insieme a tutte le mie borse!
Da qui l’illuminazione (ormai il settimo mese era passato): mi SERVE una borsa da passeggino, quelle da portarsi in giro con tutto il nécessaire per il pupo. Non pensate davvero che io possa usare una di quelle terribili che danno in dotazione (che ti fanno comunque pagare in aggiunta) con l’acquisto del famigerato trio (carrozzina/ovetto/passeggino)? Nossignore. Mi rifiuto. La ricerca non ha dato grandi risultati. Poi sotto il consiglio di un’amica credo di aver trovato l’unica bella borsa in circolazione (se per caso ne conoscete altre segnalatemelo!). E ovviamente, visto che tutti vogliono farti un regalo, ho passato l’info alla mia sister, che me l’ha presa (Thank U!!).

(altro…)
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VIAGGI MENTALI

Uno degli obiettivi di trentuno, oltre a condividere la mia passione per il design, è quella di affrontare il tema viaggio con occhi diversi, quelli di una mamma. Ancora per qualche tempo non avrò molto da raccontare perché il primo viaggio cum ranocchio è stato fissato fra due mesi e mezzo circa. Seguirà resoconto dettagliato.

Quello che volevo raccontare qui, adesso, è un altro tipo di viaggio. Quello che si fa con la testa (intendo quello positivo-costruttivo eh, non quello paranoico). Si sa la mente delle donne è sempre in costante movimento, non si ferma mai. Mi sono resa conto che, quando si ha un figlio, questa cosa viene moltiplicata all’ennesima potenza. La stanchezza che si sente non è solo fisica, è anche mentale. Accudire un figlio è un lavoro no-stop, 24h su 24, 7 giorni su 7. Non ci sono weekend, babysitter, papà o nonni che tengano. Siamo e saremo sempre noi ad organizzare e pianificare tutto, anche per loro. I pensieri sono in perenne attività ed aggiornamento.
Prepara il latte, dagli da mangiare, fai il ruttino, poi mangi tu, aspetta un oretta e lo metti a letto, coprilo bene, fai la lavatrice, stendi, lava i biberon, prepara le porzioni per gli altri pasti, poi pensa a cosa gli devi comprare, è finita la cremina, l’olio di mandorle. Ah si i pannolini e il latte. Domani gli cambio le lenzuola, c’era una macchiolina anche nella coperta. Chiama la pediatra, prenota quella medicina particolare, ricordati di andare a fare quella visita. Informati per gli asili nido, vai a visitarli tutti, scegline uno ed iscrivilo. Poi le vaccinazioni si, le vaccinazioni no. Chiedi un parere a chiunque, alla fine decidi, o la va o la spacca. Oddio ha quella cosa sulla testa, cosa sarà? Chiedi, vedi, fai…. Un continuo. Potrei fare un elenco lungo duecentoquarantatrè righe. STOP. Mi fermo.Ieri avevo la serata libera, sono andata con un’amica al concerto di Ludovico Einaudi.

Fai tutto di corsa, prepara la roba per Filippo, arriva la zia, spiegale due cose. Vado. Se ce la faccio passo in lavanderia a ritirare le camicie e il tappeto. Ah no è chiusa. Recupero l’amica e schizziamo via. Aperitivo veloce in un locale nuovo di fianco al teatro, che bello. Entriamo in teatro, ci sediamo, c’è silenzio. Non sono una mamma (ohhmmioddio sono una mamma?!!??) particolarmente apprensiva e gelosa, anzi per il momento non mi sembra di esserlo per niente. Però inizio a pensare: a quest’ora l’avrà cambiato, avrà mangiato, sarà arrivato il papà. Chissà se e quanto ha rigurgitato. Sono brava comunque perché NON guardo il telefono e NON chiedo nulla a nessuno.
Entrano i musicisti ed iniziano a suonare. Mi faccio trasportare dalla musica.
A questo punto i pensieri da pratici e materiali diventano esistenziali. Inizia il viaggio. Cavoli sono qui ma sono M A M M A. C’è un bambino a casa, è mio figlio. Questo vuol dire che finisce l’egoismo, che non sarò mai più sola, che è finita l’epoca del “andiamo e facciamo”, partiamo all’ultimo minuto e quel che capita capita. Che quello di essere qui è un privilegio ma non una cosa che posso fare come e quando mi pare. Tante responsabilità, tante spese. E il nostro viaggio in Giappone? Si dai lo faremo magari tra qualche anno. ORGANIZZAZIONE, PIANIFICAZIONE. Aiuto che roba è? … Ma sarò in grado io di fare la mamma? B O H. 
Vado avanti così per un pò.
E poi il nulla.
La musica si insinua nelle mie viscere. Mi svuota. Sono ipnotizzata da lui e dalla sua orchestra. Non penso più. Sento la musica e mi sembra di essere fuori dal tempo e dallo spazio. Ho la pelle d’oca lungo tutto il corpo. E’ inebriante.
Erano mesi che non provavo una sensazione del genere. CI VOLEVA.
Grazie Ludovico, io sono stata bene.
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LET’S MUSIC

La musica è importante. Dicono che farla ascoltare ai bambini nella prima infanzia contribuisca a far sviluppare la loro capacità di percepire correttamente suoni e timbri e possa influire positivamente anche sullo sviluppo di alcune capacità di tipo logico, visivo-spaziale e forse linguistico. Non ultimo, ha il compito fondamentale di traghettarli tra le braccia di Morfeo, nella speranza che riescano a fare più ore consecutive possibili! Noi avevamo i classicissimi carillon, con cordina o manovella. Tempo 30 secondi, musica finita e via a tirare di nuovo la cordina. Adesso invece il mercato è traboccante di oggetti plasticosi e ipertecnologici pieni di tasti multifunzione. Repertorio di 10 pezzi musicali che vanno in loop, effetto proiezione di formine varie sul soffitto da fare invidia al laser show di Gardaland. Mai visto roba simile. Da vedere non sono proprio bellissimi (diciamo che sono piuttosto lontani dal mio ideale di Design), devo però ammettere che sono molto comodi: ti evitano di fare avanti e indietro 20 volte per riattaccare il “disco”, e le proiezioni sono davvero belle! Il ranocchio ne è una vittima indiscussa. Piccolo particolare: dovresti essere figlia, nipote o pronipote dell’amministratore delegato della Duracell per garantirti una lunga durata dell’oggetto. Mangiano pile di dimensioni giganti a go-go. Non parliamo poi dell’impatto ambientale, che è meglio non approfondire in questa sede.
Mi chiedo: dove sono finiti i vecchi e tanto amati carillon? Quelli affascinanti di una volta? Certo esistono ancora, noi per la nascita di Filippo ne abbiamo ricevuti quattro. Però tutti in plastica rigida -e ridaje- … che male se gli cadono in testa! Inoltre, orrore e raccapriccio, tre di questi avevano delle ninne nanne qualsiasi, non LA ninna nanna per eccellenza, ovvero quella di Brahms. Insomma, un pò di tradizione dovremo pure tramandarla, no?
Essendo un oggetto che mi piace molto, perché ricco di significato, io l’ho regalato ai figli di due mie amiche.
Per loro ho scelto un polipo dalle forme geometriche ed essenziali. Morbido da maneggiare, tessuto 100% cotone. Così i marmocchietti ci possono giocare come meglio credono, senza farsi male. Ninna nanna di Brahms, ovviamente. OCTOPUS, questo il suo nome, è del marchio FERM LIVING, un’azienda danese specializzata in decorazione di interni che progetta e produce i suoi prodotti unendo grafica e design.

Andatevi a vedere il sito, ci sono un sacco di cose interessanti:
http://www.ferm-living.com

Il piccolo Gianluca che smangiucchia il suo polipo
Luca che riposa con Octopus attaccato al lettino

 

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DESIGN 4 KIDS MADE IN ITALY

Lo ammetto… sono una fanatica del Design con la D maiuscola. Il fatto che sia diventata mamma, quindi, non significa che mi debba rassegnare ad avere la casa traboccante di oggetti ed arredi orripilanti per bambini (quelli che di solito ti propinano nei negozi specializzati per l’infanzia). Le cose più fighe e particolari, neanche a dirlo, si scovano quasi sempre in rete. Primo perchè il negozio medio per l’infanzia non sa nemmeno cosa significhi la parola DESIGN; secondo perchè, se non vivete in una grande città con una vasta offerta sul tema, è difficile incappare in certi marchi. Non facendo parte della seconda categoria (ah perché Chiavari non è una città super all’avanguardia?!!) mi sbizzarrisco nella ricerca on line. Va da sè che, in linea di massima, i marchi più cool siano quelli Scandinavi. Popolo da sempre attento alle forme, all’ambiente e soprattutto kids oriented. Per fortuna non sono i soli. Finalmente in Italia inizia ad esserci fermento. Ci sono realtà minori che aspettano di venire a galla. Quella che sto per raccontare è una di queste.
Mentre ero su facebook, un giorno, ho notato un oggetto segnalato da un caro vecchio amico (vecchio nel senso di lunga data, non nel senso anagrafico del termine):  

IL SACCOTTO. Prima di tutto un Amico dei bambini. Un compagno di giochi. Poi una poltrona, un pouf, un appoggio. Qualcosa di morbido da abbracciare. Progettato da Anna ed Alberto “il caro vecchio amico”, entrambi architetti, il Saccotto è interamente prodotto in Italia. E’ realizzato in tessuti di prima qualità provenienti dal mondo dell’arredo che insieme agli imbottiti garantiscono resistenza, durabilità e lavabilità. 
E’ oggettivamente fighissimo e sta super bene nella camera di Filippo, ma anche in salotto.
I Saccotti sembrano abili viaggiatori, come il nano da giardino del papà di Amélie. C’è anche un blog dove inviare le foto del proprio Saccotto nelle locations più disparate.
Il mio preferito è Annibale. Il vostro?

Per saperne di più:
http://www.saccotto.it/
http://www.ilsaccottodappertutto.com/












 

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QUELLA CHE

Quando l’ha scoperto non ha fatto i salti di gioia;
Invece di farsi le vacanze in Giappone se le è fatta sul lago di Garda modello balena spiaggiata;
Pensava che non avrebbe mai chiamato nessuno “Amore”;
Era certa che a fare la mamma full time si sarebbe impiccata;
Diceva che sarebbe rientrata velocemente al lavoro;
Quella che alla fine anche i cuori di ghiaccio si sciolgono (basta avere pazienza);
Quella che, a 3 settimane di vita del ranocchio, ha iniziato ad uscire per gli aperitivi con le amiche (con ranocchio annesso, ovviamente) aggiudicandosi il titolo di Supermammafortunatamente qualcosa è rimasto come prima(!);
Quella che grazie a Filippo, meglio conosciuto come Ranocchio, Junior, Fasulin (trad. Fagiolino), Mr. Potato, Besugo, Ugo, Pilippo, Nghè, Filo e Pippo ha deciso di prendere la tastiera in mano e dare ufficialmente il via a questo blog.

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PERCHÉ TRENTUNO

Sono gli anni che ho quando ho deciso di iniziare il blog.
E quando sono diventata mamma.
È il giorno d’autunno in cui è nato il mio Ranocchio.
Tre – uno. Perché in questo blog 3 anime convivono in una sola.
La passione per il design, quella per i viaggi e l’essere mamma. Che al momento non è (ancora) una passione, ma uno stato (d’essere).
Trentuno è un numero primo.

 

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STORIA DI UN BLOG. IL PRIMO POST

Un blog… è da tempo che ci rifletto, ma non mi decidevo a partire.
Ogni tanto mi ritrovo a formulare frasi, come se qualcuno dovesse leggerle e poi dico… naaahhh, a chi interesserà mai?
Poi un giorno rimango incinta, senza averlo troppo calcolato, e si accavallano nella mia mente una miriade di pensieri. Ecco, mi sono detta, ora apro un blog. Sulle mie sensazioni, le riflessioni, i dubbi, le domande.. Qualcosa di autoironico su ciò che vivo. Un modo per scongiurare le paure ed i tabù. Nel frattempo scopro che quello delle mamme in rete è un network fittissimo (che io ignoravo per ovvi motivi). Ho letto un sacco di cose interessanti e divertenti, riso a crepapelle e storto il naso (beh.. è impossibile essere d’accordo proprio su tutto). La cosa più incredibile è che molte di queste neomamme hanno avuto un successo strepitoso, semplicemente scrivendo ciò che passava loro per la testa. Grazie ai loro blog hanno scritto libri, venduto copie, fatto ristampe (che botta di ….!). Sembra davvero una favola. Allora mi dico: cosa faccio io? L’ennesima storiella della ragazza pseudofissata con la carriera che rimane incinta ed inizia a raccontare di sè. No no… lascio perdere. 

Tra l’altro non ho nemmeno delle grandi doti da scrittrice. Mi piace scrivere, si. Ma riuscirci bene è tutta un’altra cosa. Sono più brava a parlare con le immagini che con le parole. Deformazione professionale.
Il tarlo però rimane lì… continuavo a prefigurarmi immagini e post da aggiornare. Ma ho sempre pensato che probabilmente non sarebbero stati così interessanti. E’ un pò la storia della mia vita. Aspetto che arrivi l’illuminazione perchè sento che posso fare qualcosa di buono. Ne sono capace, in fondo. Ma quella luce non arriva mai. Non sembra mai che ci sia una luce che valga la pena di essere diffusa. Un pò come l’anno scorso, mentre leggevo la biografia di Steve Jobs: sentivo che da quei fogli sarei riuscita a leggere tra le righe e capire cosa avrei voluto fare da grande. NADA. Tabula rasa.
E così adesso, a un anno dalla lettura della sua biografia, dopo 9 mesi di gravidanza e a 3 dalla nascita del mio ranocchio, ho deciso di seguire uno dei suoi consigli (del mio amico Steve). Di fregarmene se penso che nessuno leggerà quello che ho da dire. Sono convinta che ognuno di noi abbia qualcosa di interessante da raccontare. Ed io ho deciso che questo è il momento di iniziare.

“Your time is limited, so don’t waste it living someone else’s life. Don’t be trapped by dogma – which is living with the results of other people’s thinking. Don’t let the noise of others’ opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary”.

(Stanford commencement address delivered by Steve Jobs, 2005).

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